Per molte delle persone che hanno visitato la Val Venosta, il campanile di Curon che svetta in mezzo al lago artificiale è un’attrazione irresistibile, davanti alla quale scattarsi fotografie, senza nemmeno chiedersi cosa ci sia dietro quel lago, quale storia racchiuda quel campanile.

Resto qui è un romanzo di Marco Balzano ambientato proprio in Val Venosta, prima che la diga di Resia sommergesse un intero paese facendolo diventare l’attrazione turistica che oggi conosciamo. Vi garantisco che dopo che avrete letto questo bel romanzo non avrete più così tanta voglia di scattare selfie davanti al campanile.

Trina e Erich

Trina è una ragazza di montagna, nata e cresciuta nella Val Venosta, che ama leggere e scrivere e per cui le parole sono importanti.

Io invece credevo che il sapere più grande, specie per una donna, fossero le parole. Fatti, storie, fantasie, ciò che contava era averne fame e tenersele strette per quando la vita si complicava o si faceva spoglia. Credevo che mi potessero salvare, le parole.

Gli uomini non le interessano, anzi, quasi preferisce le donne; finché non incontra Erich, di cui si innamora. Sono i primi anni venti del Novecento e Trina frequenta l’ultimo anno delle superiori. Siamo in pieno fascismo, Mussolini ha vietato ai territori recentemente annessi di insegnare il tedesco, costringendo le persone dell’Alto Adige ad usare l’italiano, una lingua che non conoscono e non amano, una lingua esotica che non riconoscono come propria. Gli italiani sono considerati stranieri tra queste montagne e si innesca una lotta, un “noi contro loro”.

Dal primo momento è stato un noi contro loro. La lingua di uno contro quella dell’altro. La prepotenza del potere improvviso e chi rivendica radici di secoli.

Il fascismo

Trina vuole fare la maestra, ma in periodo fascista non è facile. Rimasta senza lavoro a causa delle politiche del Duce, inizia a fare la maestra clandestina, nascosta nelle cantine e nelle stalle.

Le cose, tuttavia, si fanno difficili, e quando tanti, attirati dalle politiche e dai proclami di Hitler se ne vanno in Germania, Erich e Trina scelgono di restare nella loro terra. La vita però è dura, e la loro è segnata anche da una tragedia famigliare.

La gente con un dito sulle labbra lascia ogni giorno che l’orrore proceda

La guerra attraversa la vita di chi resta e anche Erich deve partire. Dopo aver provato la guerra sulla sua pelle, Erich diventa anche antinazista, oltre che antifascista e non riesce a tollerare chi vede nel Führer un idolo.

-I tedeschi sono diventati razzisti e sanguinari.

-Se il Führer fa quello che fa avrà le sue ragioni.

-Quali sono le ragioni per annientare tutti? Perché c’è questa guerra che dura da anni? E noi cosa c’entriamo?

-Sotto di lui nascerà un mondo migliore, papà.

-Un mondo di servi che camminano col passo dell’oca, ecco cosa nascerà!

-I nazisti non faranno la diga, non sei contento?-continuò imperterrito Michael.

Allora Erich urlò di nuovo, così forte che i vecchi ai tavoli dell’osteria si girarono a guardarlo.

-Non mi basta che non ci anneghino per approvare quello che fanno! Tu non sai niente. Tu sei solo un teppistello. Vattene dal tuo Hitler, idiota.

La diga (e di nuovo io resto qui!)

Nella vita di Trina e Erich, e in quella di tutto il paese di Curon c’è anche un altro pericolo che incombe: la diga che gli italiani vogliono costruire sul lago di Resia e che avrebbe completamente sommerso il paese.

Erich continua ad avere un’ostinata volontà di restare, anche dopo che la guerra li ha costretti a vagare come fuggitivi tra i monti, anche dopo che il progetto della diga è ripartito minacciando di sommergere completamente il paese, anche quando i suoi compaesani non ne potevano più di lui perché cercava, invano, di fare qualcosa per impedirlo.

Perché una diga si può costruire anche altrove, ma un paese, un paesaggio non può più tornare, dopo che è stato devastato. Trina è con lui in questa battaglia, anche se a volte non è facile non rassegnarsi.

Ma questa è la loro battaglia più dura, quella che rischia di sradicarli per sempre dalla loro terra tanto amata, non ci si può arrendere.

Balzano ci regala un romanzo delicato, poetico e a tratti struggente, ci fa vivere insieme a Trina le sue emozioni e ci fa vedere attraverso i suoi occhi la sua vita e la sua terra, alla quale è legata da un amore profondo.

Con uno stile fresco e spontaneo e una prosa molto curata ci accompagna in questa storia di sofferenza e lotte per non rassegnarsi a sopravvivere. Resto qui non è solo la storia di Trina e Erich, è la storia dell’amore per la propria terra e di una lotta che va al di là della semplice sopravvivenza, ma punta alla vita vera, quella fatta delle cose a cui teniamo. 

Le parole sono scelte con cura, mai banali senza tuttavia risultare pesanti o inappropriate.

Non si può rimanere indifferenti a Resto qui e se dopo averlo letto vedremo anche noi con occhi diversi quelle terre dell’Alto Adige e davanti a quel lago artificiale ci ricorderemo di tutte le Trina e di tutti gli Erich che hanno lottato per la loro terra, questo romanzo avrà raggiunto il suo scopo: quello di renderci più consapevoli e più sensibili.

 

Titolo:  Resto qui

Autore: Marzo Balzano

Casa editrice: Einaudi

Pagine: 192

Gli accordi del cuore è il seguito di un romanzo che ho letto e apprezzato, L’arte di ascoltare i battiti del cuore. Amo l’Asia e leggo sempre volentieri romanzi ambientati lì. Il precedente romanzo dell’autore tedesco raccontava la storia di Tin Tin, che se ne va di casa per tornare nella sua Birmania. La figlia Julia decide di partire e lì scopre tutta la storia di suo padre, che sapeva sentire e ascoltare i battiti del cuore delle persone. Gli accordi del cuore ne è il seguito e l’ho letto con qualche aspettativa, devo riconoscerlo.

Di nuovo a Kalaw

Sono trascorsi ormai 10 anni da quando Julia Win è volata a Kalaw alla ricerca del padre e della sua storia. Una ragazza scettica e razionale come lei ha visto sconvolgersi molte certezze, ha imparato che ogni cuore risuona in modo diverso, ha trovato la fede nel potere magico dell’amore, grazie a Tin Tin e alla sua storia, narratale dal fratellastro U Ba.

Tuttavia, tornata negli Stati Uniti ha ripreso a poco a poco la sua vita  e messo da parte molte delle cose che aveva portato con sé dalla Birmania. La cosa peggiore è che ha perduto la fede nel potere magico dell’amore.

Ora c’è qualcos’altro che a porta nuovamente a Kalaw. Ritrovare il fratello è una grande emozione per lei e fa riaffiorare tante cose del primo viaggio in Birmania. Ora, però, è tornata perché c’è una voce sconosciuta dentro di lei ed è in qualche modo convinta che sia di nuovo a Kalaw che questo nuovo mistero potrà essere svelato. 

Non tutto ciò che è vero può essere spiegato, e non tutto ciò che si può spiegare è vero. 

Le aveva detto U Ba un giorno nella meravigliosa casa da te in cui si sono incontrati. E Julia in questo momento della sua vita è confusa, abbattuta, ha perso la fiducia nell’amore e si ritrova a ripensare alle parole del fratello, che forse non capisce ancora fino in fondo.

Turbamenti dell’anima

Aveva dimenticato che la fiducia è fragile. Che è preziosa. Che ha bisogno di molta luce. Che appena la menzogna allarga le ali si fa subito buio.

Aveva dimenticato che cosa  nutre la fiducia. Quanta dedizione necessita.

Arrivata a Kalaw, Julia si rende conto di quanto le siano mancati U Ba e la Birmania e si sente come se i dieci anni trascorsi quasi non le appartenessero. A volte è molto difficile seguire il cuore! 

Insieme a Julia ci troviamo in una Birmania governata dall’esercito e insieme alla storia che anche lei sta per scoprire, noi lettori comprendiamo un po’ di più cosa significa una dittatura militare.

Qual è la cosa di cui hanno più paura colore che brandiscono armi? Di altri che brandiscono armi? No! Che cosa temono i violenti più di ogni altra cosa? La violenza? Nient’affatto! Da cosa si sentono minacciati i più crudeli egoisti? Tutti costoro non temono nient’altro più dell’amore. Chi ama è pericoloso. Non ha paura. Ubbidisce ad altre leggi. 

La storia della voce

U Ba aiuta Julia a venire un po’ a capo del problema della voce sconosciuta dentro di lei. Conosce così Khin Khin che le racconta la straordinaria storia della sorella, Nu nu, e della sua famiglia. Inizia così un nuovo viaggio alla ricerca del perdono, dell’amore, di un pezzettino un po’ più profondo dell’essere. Nu Nu e Thar Thar insegnano a Julia che cambiare è possibile, che non siamo condannati a rimanere ciò che siamo, ma siamo solo noi a poterlo fare. 

Ci sono momenti, Nu Nu lo sapeva, che una persona non dimentica più per il resto della vita. Che si imprimono nell’anima, lasciano cicatrici invisibili su una pelle invisibile. E se in seguito le si tocca, il corpo freme di dolore fin nei pori. Anche anni dopo. Decenni. E tutto riaffiora: l’odore della paura. Il suo sapore. Il suono che ha. 

E Julia scopre anche la ragione per cui le persone sorridono sempre. Il sorriso in Birmania spesso nasconde qualcosa di sgradevole. Ma soprattutto scopre la potenza del perdono e la grandezza della gratitudine, attraverso gli occhi e le gesta di piccoli e grandi monaci, che tanto hanno sofferto. 

Solo chi ama ed è riamato può perdonare. E solo chi perdona è un uomo libero. Chi perdona non è più prigioniero.

E’ una storia di dolore ma anche di liberazione, che veicola un messaggio d’amore, nonostante tutta la sofferenza di cui è condito. L’autore ci trasmette tutto il suo amore per la Birmania, con la sua natura, la sua calma e, se vogliamo, anche un po’ di misticismo. E, diciamocelo, chi non vorrebbe un fratello come U Ba? Che non giudica mai, ascolta, consiglia e accompagna verso la verità? 

 

 

Titolo: Gli accordi del cuore

Titolo originale: Herzenstimmen

Autore: Jan-Philipp Sendker

Traduzione: Riccardo Cravero

Casa editrice: BEAT

Pagine: 351