Il profumo delle foglie di limone è un titolo bellissimo e devo confessare di essere stata attratta tantissimo dal titolo di questo libro. Leggendolo ho poi scoperto che il romanzo ha ben poco a che vedere coi limoni, ma è stata ugualmente una piacevole scoperta.

Il profumo delle foglie di limone pervade, insieme a quello del mare le strade di Alicante in un settembre caldo e semi deserto. È proprio qui, in questa assolata cittadina spagnola che si incontrano le vite di due persone così diverse tra loro che sembra quasi impossibile possano avere qualcosa in comune. Eppure ce l’hanno, hanno ben due cose in comune che rispondo al nome di Karin e Fredrik Christensen.

Juliàn e Sandra

Sandra è una giovane ragazza incinta, senza lavoro e senza più un compagno, la quale, allontanandosi dalla famiglia, ha trovato rifugio nella casa al mare della sorella. Un giorno in spiaggia incontra due adorabili vecchietti e inspiegabilmente inizia tra loro un rapporto di amicizia, che lei percepisce come quasi di famiglia, come se loro fossero i nonni che lei non ha mai avuto. Si sente bene e al sicuro con loro.

Juliàn, invece, è un vecchio argentino sopravvissuto a Mauthausen. Non è facile continuare a vivere dopo che si è stati in un luogo come Mauthausen, non è facile trovare uno scopo, qualcosa per cui valga la pena andare avanti. Nulla è più lo stesso dopo un campo di concentramento. Juliàn lo ha trovato, oltre che nella moglie Raquel, nell’attività di ricerca dei suoi ex carcerieri rimasti impuniti. E lo ha fatto insieme all’amico Salva, sopravvissuto anche lui per miracolo a Mauthausen.

Imparare a sopravvivere

L’idea fu sua. Quando uscimmo da là dentro, io volevo solo essere normale, confondermi fra le persone comuni. Lui però mi disse che era impossibile, che eravamo condannati a sopravvivere.

Ma tra i due è Salva il più accanito, Juliàn ha tutto sommato trovato un suo piccolo equilibrio a Buenos Aires insieme a Raquel e alla loro figlia. Fino al giorno in cui riceve una lettera da Salva nella quale lo informa di aver trovato due dei loro carcerieri in Spagna e di aver bisogno di aiuto. Juliàn vola immediatamente ad Alicante, dove il profumo del mare si mescola a quello dei limoni. Qui, in questa piccola fetta di paradiso pare annidarsi un covo di fascisti.

Ed ecco che le vite di Sandra e Juliàn si intrecciano in un susseguirsi di incontri segreti, pedinamenti e incertezze, in una continua lotta tra il bene e il male, tra la parte dentro di noi che vorrebbe non vedere e quella che non può non vedere. Finché non si sa, non si può essere colpevoli, ma come si può sapere e far finta di nulla? Ed è così che, insieme al legame di amicizia, cresce anche lei, Sandra, che da ragazza sprovveduta e insicura si trasforma in una donna coraggiosa e matura.

Un romanzo sulla memoria

Il profumo delle foglie di limone è un romanzo sulla memoria e sulla vendetta, una riflessione sulla vita e una denuncia contro l’impunità. È narrato dai due punti di vista sei due protagonisti, Juliàn e Sandra, cosa che ho molto apprezzato. Il punto di vista più interessante è quello di Juliàn, portatore della maggior parte delle riflessioni più interessanti sulla vita, sulla morte, sulla vecchiaia, sull’odio e sulla vendetta. Sandra, invece, almeno all’inizio è un personaggio un po’ insipido, troppo sprovveduta e ingenua, che per fortuna però cresce molto nell’arco della storia.

Forse manca un vero e proprio punto di svolta, qualcosa che renda gli interventi di Sandra e Juliàn risolutivi, forse Juliàn alla fine è incapace di vera vendetta (ma chissà, magari il seguito del libro ci potrebbe stupire invece in questo senso), ma la scrittura è scorrevole e incalzante. La trama è avvincente e mentre si legge ti attira a sé e ti costringe ad andare avanti e se questo non è sufficiente, a mio parere, per considerarlo un capolavoro, è tuttavia un libro molto piacevole che ha il pregio, tra gli altri, di trattare il tema del nazismo sotto una luce diversa.

Quando si è conosciuto il male, il bene non sa di molto. Il male è una droga, il male dà piacere, per questo quei macellai uccidevano sempre di più ed erano sempre più sadici: non ne avevano mai abbastanza. 

Un altro libro che tratta il nazismo sotto una luce diversa dal solito è Le assaggiatrici  di Rosella Postorino, clicca per andare alla recensione

Titolo: Il profumo delle figlie di limone 

Titolo originale: Lo que esconde tu nombre

Autrice: Clara Sanchez

Traduzione: Enrica Budetta

Casa editrice: Garzanti

Pagine: 383

Certo, recensire Il conte di Montecristo non è facile, soprattutto non è facile farlo senza cadere nel banale e nel già detto e ridetto. Tuttavia, essendo uno dei miei libri preferiti e uno dei classici che ritengo da leggere assolutamente, voglio provare a darvi la mia opinione e piccola analisi di questo meraviglioso romanzo e cercherò di condividere con voi i motivi per cui penso che sia un must read assoluto.

La Trama

 

La trama de Il conte di Montecristo è nota e non temo quindi spoiler, proprio perché anche la filmografia è piena di versioni di film e/o serie tv tratte dal romanzo di Alexandre Dumas.

Edmond Dantès è un capace e onesto marinaio al quale, proprio per le sue abilità e la sua onestà, l’armatore Morrel dà una promozione che scatena la feroce invidia dello scrivano e computista Danglars. Danglars ambiva al posto di capitano e ordisce un complotto per togliere di mezzo Dantès e fare carriera. La sera del suo fidanzamento con la bella Mercedes, Dantès viene infatti arrestato con l’accusa di bonapartismo e rinchiuso in una delle prigioni più terribili di Marsiglia: il castello d’If.

Da questo momento in poi inizierà la seconda vita di Edmond Dantès, rinchiuso in una cella umida e buia, tra patimenti e sofferenze atroci, senza nemmeno sapere di cosa fosse accusato e senza alcuna possibilità di uscirne. Questo perché il sostituto procuratore del re al quale il caso è stato affidato ha talmente a cuore la sua carriera e teme così tanto che quello che Dantès sa gli impedisca di perseguire le sue ambizioni, che convalida il suo arresto e decide per la sua incarcerazione, nonostante avesse capito che era innocente. In questo modo, egli si macchia di un crimine gravissimo contro la giustizia, oltre che contro Dantès. 

Il processo di formazione: da Edmond Dantès a il conte di Montecristo

In prigione Dantès cambia molto e, soprattutto dopo aver incontrato l’abate Faria, rinchiuso in una segreta poco distante da quella di Edmond, subisce un processo di formazione che lo porterà a diventare in seguito il conte di Montecristo. Faria non è solo un compagno di prigione per Edmond, è anche suo maestro e motivatore. Senza di lui probabilmente non sarebbe stato capace di far luce su quello che gli è accaduto; Faria è inoltre fondamentale nel processo di creazione della vendetta che proprio in quel periodo si piantò nel cuore di Dantès. 

«Mi dispiace avervi aiutato nelle vostre ricerche e avervi detto quello che ho detto» disse.

«E perché mai?» domandò Dantès.

«Perché vi ho istillato nel cuore un sentimento che non c’era: la vendetta.»

Il conte di Montecristo ha occhi profondi e indagatori, un volto pallidissimo, mani gelide e una ruga sulla fronte di chi ha molto sofferto. È pressoché impossibile leggergli dentro. Ha molte conoscenze e una grande influenza su cose e persone. Montecristo affascina e conquista chi gli sta intorno, ma allo stesso tempo usa e condiziona chi gli sta intorno. È carismatico e attrae le persone anche perché sembra avere una conoscenza vastissima su svariati argomenti, tra cui scienza, finanza, medicina, leggi.  

La vendetta

L’idea iniziale non è originale, Dumas ha preso spunto da una vicenda di cronaca nera, ma la sua forza creativa ha reso questo romanzo un capolavoro della narrativa denso di episodi avvincenti e splendidamente costruiti, personaggi articolati e sfaccettati, temi e messaggi tutt’altro che moralisti.

La vendetta è certamente il tema principale, senza tuttavia essere considerato necessariamente qualcosa di negativo che si ritorca contro colui che la mette in atto, anche solo in forma di rimorso o mancata soddisfazione. Al contrario, la vendetta sembra procurare enorme soddisfazione a Montecristo, essendo il riscatto di un uomo ingiustamente ferito e umiliato, punito ingiustamente per un crimine non commesso.

Dal momento in cui è uscito di galera, non ha fatto altro che progettare la sua vendetta sui suoi aguzzini in misura direttamente proporzionale al loro contribuito alla sua sofferenza. E la sua vendetta è talmente ben costruita che nessuno, fino all’ultimo, sospetta nulla.

Ci sono persone che hanno sofferto tanto, e non solo non sono morte, ma hanno costruito una nuova fortuna sulle rovine delle promesse di felicità che il cielo aveva fatto loro fino a quel momento, sulle macerie di tutte le speranze che Dio aveva loro concesso. Ho imparato, ho visto quegli uomini: so che dal fondo dell’abisso dove il loro nemico li aveva gettati  si sono rialzati con tanto vigore e tanta gloria che hanno dominato il loro vincitore di un tempo e l’hanno a sua volta gettato in un precipizio. 

La vendetta, dunque, scenderà implacabile, fredda e precisa sugli aguzzini , che Montecristo andrà a colpire in modo mirato e mirabile. 

Onnipotenza

Con grande sapienza narrativa, Dumas trasforma Dantès da vittima a carnefice, donandogli una sorta di onnipotenza che solo raramente vacilla. E noi lettori non possiamo evitare di essere dalla sua parte, di ammirarlo; ci identifichiamo a tal punto con lui che arriviamo a perdonargli tutto e solamente quando Montecristo è preso dai dubbi sulla legittimità della sua impresa, qualche dubbio viene anche a noi. E ciò che accade dopo è una conseguenza di ciò, una sorta di presa di coscienza della falla su quell’onnipotenza che Montecristo è sempre stato convinto di avere. La maestria di Dumas ci regala così un finale degno di una grande romanzo quale è Il conte di Montecristo.  

Perché dovresti leggere Il conte di Montecristo

Perché è un romanzo avvincente, scritto con grande maestria e sapienza e che vi terrà incollati alle pagine. Ogni volta che crederai di aver capito cos’ha in mente Montecristo, lui ti stupirà e ti farà venire un nuovo desiderio di sapere come va a finire. E perché, oltre che personaggi sapientemente costruiti, una trama avvincente e una scrittura accattivante, ci sono riflessioni profonde sull’essere umano e le sue sfaccettature. Non manca proprio nulla in questo grande classico. Se non l’hai ancora fatto, corri a leggerlo!

Se ti piacciono i classici e hai voglia di scoprirne altri, leggi il mio articolo su i classici da leggere assolutamente. 

Attenzione alla traduzione!

Ci sono edizioni de Il conte di Montecristo che hanno come traduttore Emilio Franceschini, si tratta in realtà di un gruppo di traduttori che si sono arrogati il diritto di fare dei tagli in alcune parti per renderle, a loro dire, più scorrevoli. Io non amo questo genere di cose e personalmente credo che il compito di un traduttore sia quello di rendere al meglio possibile l’originale. Questo non comprende tagli e/o aggiunte nel testo. Per questa ragione io sconsiglio queste edizioni. Io ho letto l’edizione BUR nella traduzione di Guido Paduano e mi sono trovata bene.