La simmetria dei desideri è un libro che sorprende e conquista con la sua profondità nella semplicità apparente e con la sua ricchezza di passioni e sentimenti umani.

Quattro amici

Yuval, Amichai, Ofir e Churchill sono amici dai tempi della scuola, hanno condiviso molte cose insieme e il loro legame si è rafforzato. Il legame che li unisce è intenso e nella loro diversità si compensano e compenetrano e vivono insieme gioie, dolori,, speranze e desideri.

Durante la finale dei mondiali di calcio del 1998 i quattro amici decidono di affidare a dei bigliettini i loro sogni e i loro desideri, per poi riaprire quegli stessi bigliettini quattro anni dopo e verificare se i desideri si sono avverati.

Yuval

Yuval è il narratore, un ragazzo schivo e introverso, se ne sta spesso in disparte e sembra a volte lasciarsi trasportare dagli eventi senza quasi reagire, come se la sua educazione anglosassone gli impedisse di andare oltre, di superare un argine immaginario all’interno del quale è costretto. Mail suo animo è buono ed è una presenza placida e costante nel gruppo.

Churchill

Churchill è l’anima del gruppo, colui che l’ha fondato e colui al quale tutti sembrano fare riferimento. Forte, spigliato e disinvolto, a volte un po’ sbruffone e pieno di sé è quello che trascina il gruppo. Sembra voler spaccare il mondo e tutte lo vogliono, ma dentro cela un animo irrequieto che viene piano piano roso dal dubbio e intaccato dalle vicende della vita.

Ofir

Ofir è un creativo bloccato in un lavoro da pubblicitario, con le parole ha talento, ma ogni giorno che passa si chiede se quello che sta facendo sia etico e se non ci sia un altro modo di vivere. I suoi ricci neri sono una presenza costante delle loro serate e nel corso della storia ci rivelerà un animo nobile e altruista.

Che fortuna esserci l’uno per l’altro, non vi rendete conto di che fortuna abbiamo. 

Amichai

Amichai è un animo dolce e sensibile, allegro e vitale. Del gruppo, è quello che ha sempre un’idea nuova, qualcosa da fare o da provare. Sarà forse perché il suo lavoro non gli regala molte emozioni. È sua l’idea dei bigliettini durante i mondiali ed è quello che del gruppo che si è sposato presto e ha due bambini.

Si soffre insieme, si gioisce insieme

I quatto amici passano insieme attraverso momenti di serenità e spensieratezza, ma anche di difficoltà e dolore. Fanno insieme il periodo di leva obbligatorio e sono insieme anche quando macigni pesanti si abbattono su qualcuno di loro. Sembra che tutto quello che sanno fare insieme sia guardare le partite di calcio e andare ai concerti del loro gruppo preferito, ma la verità è che insieme crescono ed evolvono, in una sorta di romanzo di formazione in cui i momenti salienti sembrano essere segnalati da episodi all’apparenza leggeri e senza peso.

Leggerezza e profondità

Con una leggerezza solo apparente, Nevo ci porta in un viaggio in cui siamo noi a dover interpretare ciò che succede, a dare un senso profondo a ciò che lui ci presenta con una leggerezza disarmante. Riesce a trattare temi profondissimi, come quello dei territori occupati, con una delicatezza che spiazza. Sceglie episodi che possono sembrare quotidiani, quasi banali, ma che celano grandi profondità. Questo è il compito del lettore, far propria la profondità dei temi affrontati da questo scrittore di grande talento e farsi trasportare completamente nel suo mondo

 

Quando abbiamo smesso di capire il mondo è un libro imperdibile, uno di quei libri che, dopo aver chiuso l’ultima pagina, ti lasciano con un grande wow, ma anche con un certo senso di sconcerto. 

Si tratta di un insieme di racconti, fatti e curiosità sui personaggi fondamentali della scienza moderna. Fin qua, niente di speciale, penserete. Invece si tratta di qualcosa di straordinario, le maggiori scoperte scientifiche dell’era moderna raccontate attraverso storie vere, aneddoti e curiosità sugli illustri scienziati che hanno deciso la via che la scienza moderna avrebbe percorso.

Dall’invenzione del blu di Prussia, alla scoperta del cianuro sintetico, dalla singolarità di Schwarzschild alla meccanica quantistica di Heisenberg. Incontriamo in questo saggio-romanzo personaggi geniali e le loro particolarità.⠀

Cianuro e arsenico

A chi verrebbe da pensare che dietro uno tra i più belli fra i colori si celasse uno tra i più letali veleni?

come se la struttura chimica del colore portasse in eredità la violenza, l’ombra, la macchia originaria degli esperimenti dell’alchimista che faceva a pezzi animali vivi, assemblava i loro resti in orribili chimere e tentava di rianimarli con scariche elettriche.

Grandi scienziati

A rendere prezioso questo libro sono anche le storie di grandi scienziati come Turing, Schwarzschild, Grothendieck, Heisenberg, Schrödinger, storie che non evidenziano solo gli onori delle loro grandi scoperte, ma anche e soprattutto i risvolti tragici e i momenti difficili che hanno portato grandi menti sull’orlo della pazzia o del suicidio.

Ogni nuovo progresso nei calcoli lo allontanava un po’ di più dal mondo reale. Il suo ragionamento si faceva tanto più oscuro quanto più si complicavano  le operazioni delle sue matrici⠀

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Quando abbiamo smesso di capire il mondo?

Questo testo è davvero un piccolo tesoro per qualunque lettore sia curioso e assetato di conoscenza ed è scritto talmente bene che si legge senza fatica. Labatut riesce a rendere semplici anche concetti complicati e ci lascia con una domanda implacabile: quando abbiamo smesso di capire il mondo?

Mi dica quando ha avuto inizio tutta questa follia professore. Quand’è che abbiamo smesso di capire il mondo?

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La famiglia Karnowski è una saga famigliare di quelle che non si dimenticano, con protagonisti fortemente caratterizzati e uno stile sicuro e diretto. Uno di quei libri che non ti penti di aver letto.

David Karnowski

Capostipite della famiglia Karnowski, David è un intellettuale, raffinato purista della grammatica ebraica a cui sta stretta la mentalità ebraica di Melniz, piccola cittadina polacca in cui vive con la moglie Lea. David è testardo e provocatore e ciò gli provoca una disputa con il rabbino, che gli attira le antipatie degli intellettuali del posto e lo fa decidere di emigrare.

Berlino rappresenta la cultura, la sapienza, la nobiltà e la luce, e lì la sua cultura e le sue buone maniere si sentono perfettamente a loro agio. David trova qui il suo posto nel mondo e può esprimersi al meglio venendo stimato a apprezzato. Si sente superiore perché intellettuale e ottiene sempre ciò che vuole.

Preferisce dimenticare gli anni trascorsi oltre frontiera, cancellarli dalla memoria, e stare lontano dagli altri immigrati […]. Erano dei pezzenti privi d’istruzione, e Karnowski, l’erudito rampollo di una famiglia in vista, non si mescolava con gente del genere. 

Molto diversa, invece, la situazione di Lea. Non ha mai imparato bene il tedesco e fatica ad integrarsi, le manca il suo paese natale e le manca la sua famiglia. Lei cerca rapporti umani, amicizie e, in mancanza di questo, si attacca morbosamente al figlio, che, ancora piccolo, ha bisogno della sua mamma. 

Le parole straniere non le dicono niente. Non hanno il vero gusto dell’amore. 

Georg Karnowski

Georg è figlio di David, ma è molto diverso da lui. Sente il peso di un padre rigido e di una madre semplice e troppo attaccata ai figli. Non c’è dialogo tra padre e figlio, che sembrano parlare due lingue diverse. La sua educazione gli sta stretta, non sopporta le lezioni di ebraico, a cui non è minimamente interessato. Lo interessa la filosofia, inizialmente, ma poi, dopo aver conosciuto il dottor Landau e la figlia Elsa e aver visto la loro grande passione e dedizione, si iscrive a medicina. L’attrazione che prova per Elsa potrebbe aver i qualche modo influenzato la sua scelta, ma, pur se con qualche dubbio, medicina si dimostra la scelta giusta.

Diventa medico e parte per il fronte durante la prima guerra mondiale. Al suo ritorno, molte cose sono cambiate, a cominciare dall’impegno politico di Elsa, che allontana i due. Quando Georg sposa una donna non ebrea, una gentile, Georg e il padre, i cui rapporti erano già ridotti al minimo, smettono di vedersi e sentirsi. Anche dopo la nascita del piccolo Jegor. 

E in tutto questo si sta insinuando il seme della seconda guerra mondiale, con le teorie antisemite che stavano per cambiare tutto per la famiglia Karnowski. 

Nelle strade i giovinastri aggredivano persone perbene, non imbroglioni né profittatori, cittadini seri e onesti, li insultavano e addirittura li picchiavano, e la polizia lasciava fare

Jegor Karnowski

 Jegor è un ragazzo combattuto, diviso tra il suo essere ebreo (che detesta con tutte le sue forze) e il suo essere Gentile, riconoscimento che brama più di ogni altra cosa al mondo. Ma i suoi occhi azzurri non bastano, perché i capelli neri, il naso e soprattutto il cognome indicano la sua provenienza. Detesta il padre per essere ebreo e detesta la madre per aver sposato un ebreo. Venera lo zio, fratello della madre di orientamento nazista e lo erge a suo modello. 

Provava un grande sconforto, come se fosse affetto da una deformità vergognosa. Con l’umiliazione montava in lui la collera contro il padre, causa di tutte le sue sofferenze.

Diventa perciò un sostenitore del nazismo e quando la famiglia è costretta a emigrare, il suo odio e il suo rancore raggiungono livelli ingestibili e Jegor verrà trascinato in un vortice di azioni dissennate e decisioni scellerate. 

Il finale vi sorprenderà. 

L’autore

Singer guarda tutto dall’alto e ci porta con passo sicuro e sguardo imperturbabile verso il baratro dell’animo umano. Odio, antisemitismo, discriminazioni, lotte, orgoglio, amori e dolori si fondono in un romanzo che è un piccolo capolavoro da non perdere. 

Se siete amanti delle saghe famigliari, leggete la mia recensione de I leoni di Sicilia qui.