Il Grande Gatsby è un grande romanzo nel quale vengono narrate le vicissitudini di Jay Gatsby raccontate da quello che diventerà suo amico, Nick Carraway.
 

Il Grande Gatsby

Gatsby è un giovane ricchissimo, accogliente, ma misterioso, sgargiante ma sfuggente, che vive di sfarzo e stravaganza e sembra non volere altro dalla vita.
Nick Carraway si è da poco trasferito proprio nella casa accanto alla sua e comincia a vedere le sue feste sfarzose e tutte le persone che li frequentano. Gatsby non lesina sull’accoglienza. 
Anche Nick, fatta amicizia con Gatsby, inizia a frequentare la sua casa e poco a poco ne diventa amico. Gatsby gli racconta una parte della sua storia, ma la sua vita è comunque circondata da un alone di mistero. Dove va quando sparisce d’improvviso dalle sue feste? E chi sono tutte le persone che gli telefonano?
Gatsby mostra uno spiccato interesse per la cugina di Nick, tanto da costringerlo a farla venire da lui con una scusa solo per incontrarla. 
 

Ma chi è davvero Jay Gatsby?

 
Ma chi è davvero Jay Gatsby? Perché ci sono tante contraddizioni nella sua vita? Da dove viene? E da dove viene tutto il suo denaro? Perché si è intstardito così tanto su Daisy? 
Alla fin fine non è forse lui semplicemente un uomo che, spogliato delle sue stravaganze, del suo denaro, del suo alone di mistero, altro non cerca che l’amore? 
La forza con cui si abbatteranno le disillusioni sarà potentissima, tanto da infrangere i sogni e le speranze di questo giovane.
 

Fitzgerald

Fitgerald ci porta con una delicatezza spiazzante dentro i sogni comuni di un uomo non comune e ci conduce con mano leggera ma ferma attraverso la fragilità delle illusioni e delle emozioni. Emozioni che l’autore evoca con una profondità che non ti aspetti data la penna leggera e delicata. Ed è proprio questa la grande forza di questo romanzo, la delicatezza con cui l’autore riesce a trattare un tema tanto difficile come lo sgretolarsi dei sogni, la dura realtà che in un attimo polverizza illusioni e idealizzazioni e ci mostra le persone per quello che sono realmente, a dispetto di come noi le avevamo credute, o le ricordavamo. 

L’evento di Annie Ernaux è un colpo al cuore, ma anche alla Storia, che vorrebbe lasciare nell’oblio generazioni di donne che si sono trovate a fare una scelta durissima. È un libro doloroso da leggere, ma non tanto quanto dev’essere stato doloroso scriverlo. Eppure la Ernaux ha capito che era importante scrivere questa storia, perché sapere è il primo passo per migliorare. 

Agire nell’illegalità

Nel 1963 in Francia l’aborto era illegale. Cosa può dunque fare una ragazza di 23 anni che si ritrova incinta? La sola parola aborto è impronunciabile, c’è un clima di oppressione e illegalità intorno a questo argomento. A volerne parlare coi medici si ricevono sguardi torvi e caldi incoraggiamenti a non sfiorare nemmeno l’argomento. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, minacce di denuncia, lavaggi del cervello o rifiuti a continuare a seguire la paziente⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀
L’unica via è quella clandestina: qualcuna ci prova da sola, altre si rivolgono a una mammana. In entrambi i casi, non si può mai sapere come vada a finire. Il processo è doloroso e pericoloso. Si rischia la vita. Ma a volte non c’è scelta. 

L’evento⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀

Annie Ernaux ripercorre una tappa dolorosa della sua vita e lo fa in modo così autentico da farci entrare in ogni sua sensazione. Spaesamento, apatia, dubbio, disperazione si alternano nella mente e nel cuore di una ragazza troppo giovane e sola. I medici non sono d’aiuto e i rischi sono altissimi. Ma a volte non c’è scelta, anche se questo significa rischiare di stare tra la vita e la morte. Questo è l’evento. 

Il mio cuore di lettrice si è fermato più volte nel corso della lettura, le parole della Ernaux entrano in profondità e si incidono nelle pareti del cuore. Mi sono chiesta spesso cosa avrei fatto io al suo posto. Come mi sarei sentita a non avere nessuno a cui rivolgermi? Nessuna protezione, nessun aiuto, nessuna mano amica? Circondata da dogmi e facili giudizi. Quanto coraggio ci vuole a rischiare la vita per un diritto negato?

Ombra e oblio

Questo libro è così vero che fa male, una testimonianza che dà voce a tutte quelle ragazze che sono state lasciate sole, nell’ombra e nell’oblio da uno stato che non ha saputo proteggerle, da una legge che ha tanto tardato ad arrivare anche da noi in Italia. Ragazze a volte sopravvissute per miracolo e che comunque porteranno sempre dentro il peso di questa esperienza. 

Annie Ernaux ha avuto il coraggio di tornare con la memoria a quei giorni che l’hanno profondamente cambiata e a restituire alla storia i risultati delle sue mancanze, dei ritardi, delle dimenticanze. Perché a rimetterci è sempre qualcuno che non lo merita e L’evento è qui a ricordarcelo. 

Le otto montagne è un romanzo che parla di montagna, ma anche di amicizia, di fatica, ma anche di crescita, di natura, ma anche di famiglia. Insieme a Pietro e Bruno ci innamoriamo della montagna, ma ci chiediamo anche se possiamo fare qualcosa di più per mantenere vive e sane le nostre relazioni.

Pietro e Bruno

Pietro e Bruno sono amici. Sono molto diversi, ma sotto certi aspetti molto simili. Pietro è cresciuto in città, ma i genitori lo portavano in montagna ogni estate. Bruno è cresciuto in montagna e la montagna ce l’ha dentro.​​​​​​​​ Si incontrano da ragazzini nel luogo dove la famiglia di Pietro va in vacanza, Grana. Grana è un piccolo paesino che nulla ha delle classiche mete turistiche: è piccolo, poco abitato, non ci sono strutture di accoglienza, solo la ruvida montagna. Ed è proprio per questo che il padre di Pietro lo ama.

​​​​​​​​Attraverso le camminate col padre, Pietro capisce che la montagna non è solo un paesaggio, ma un modo di vivere e fa di tutto per compiacere il padre, che la montagna la vive con l’ambizione di arrivare in alto, senza voltarsi indietro, senza ammirare il panorama, respirando l’aria buona, ma agognando la cima.​​​​​​​​ Tanta è l’ambizione verso la cima, che non presta attenzione al figlio, non si accorge se sta male o se fa fatica. Agogna la cima, tutto il resto non sembra contare. 

Rapporti difficili

​​​​​È difficile il rapporto tra Pietro e suo padre, lui si sente un figlio inadatto, non è un camminatore veloce, non apprezza la montagna quanto il padre, soffre nella salita. Sente di dover continuamente rimediare a delle colpe. Bruno invece è perfetto per la montagna, si integra perfettamente con la visione del padre di Pietro. E questo a volte lo ferisce.​​​​​​​​ Bruno e il padre salgono l’uno accanto all’altro, mentre lui resta indietro con  il mal di montagna, agognando una sosta. 
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È un rapporto altalenante e non sempre facile anche quello tra Pietro e Bruno, fatto di avvicinamenti e allontanamenti, di molto fare e poco parlare, con sullo sfondo una montagna che a volte è dura e spietata.​​​​​​​​
Entrambi scappano da qualcosa, a volte anche l’uno dall’altro, ma si cercano, fino alla fine si cercano.​​​​​​​​ Non sanno stare vicini, ma non riescono nemmeno a stare lontani. 

C’era qualcosa di assoluto, in Bruno, che mi aveva sempre affascinato. Qualcosa di integro e puro che fin da quando eravamo ragazzini ammiravo in lui. E lì per lì, nella casetta che avevamo costruito, ero quasi disposto a credere che avesse ragione: che il modo giusto di vivere per lui fosse quello, da solo nel pieno dell’inverno, senza niente se non un po’ di cibo, le sue mani e i suoi pensieri, anche se sarebbe stato disumano per chiunque altro. 

Le otto montagne

​​​​​​​​La montagna è una protagonista indiscussa  di questo romanzo e nelle sue descrizioni Cognetti raggiunge picchi molto elevati.

Noi diciamo che al centro del mondo c’è un monte altissimo, il Sumeru. Intorno al Sumeru ci sono otto montagne e otto mari. Questo è il mondo per noi. E diciamo: avrà imparato di più chi ha fatto il giro delle otto montagne, o chi è arrivato in cima al monte Sumeru?

Per quanto riguarda i personaggi e le loro relazioni tutto è sempre molto sfuggente, la scrittura è apparentemente semplice, ma in realtà è diretta e affilata, ritaglia contorni, scava canali, ma non troppo a fondo, perché anche il lettore ci deve mettere del suo e leggere tra le righe di rapporti frastagliati, a volte appuntiti, dolorosi, ma pur sempre veri. ​​​​​​​​Cognetti ci chiede di essere parte integrante della sua storia, interrogandoci su quei rapporti, su cosa potrebbe significare un evento per quell’amicizia o per quella relazione, su come ha inciso l’ambiente sulle relazioni. 
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