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La famiglia Karnowski – I. J. Singer

La famiglia Karnowski è una saga famigliare di quelle che non si dimenticano, con protagonisti fortemente caratterizzati e uno stile sicuro e diretto. Uno di quei libri che non ti penti di aver letto.

David Karnowski

Capostipite della famiglia Karnowski, David è un intellettuale, raffinato purista della grammatica ebraica a cui sta stretta la mentalità ebraica di Melniz, piccola cittadina polacca in cui vive con la moglie Lea. David è testardo e provocatore e ciò gli provoca una disputa con il rabbino, che gli attira le antipatie degli intellettuali del posto e lo fa decidere di emigrare.

Berlino rappresenta la cultura, la sapienza, la nobiltà e la luce, e lì la sua cultura e le sue buone maniere si sentono perfettamente a loro agio. David trova qui il suo posto nel mondo e può esprimersi al meglio venendo stimato a apprezzato. Si sente superiore perché intellettuale e ottiene sempre ciò che vuole.

Preferisce dimenticare gli anni trascorsi oltre frontiera, cancellarli dalla memoria, e stare lontano dagli altri immigrati […]. Erano dei pezzenti privi d’istruzione, e Karnowski, l’erudito rampollo di una famiglia in vista, non si mescolava con gente del genere. 

Molto diversa, invece, la situazione di Lea. Non ha mai imparato bene il tedesco e fatica ad integrarsi, le manca il suo paese natale e le manca la sua famiglia. Lei cerca rapporti umani, amicizie e, in mancanza di questo, si attacca morbosamente al figlio, che, ancora piccolo, ha bisogno della sua mamma. 

Le parole straniere non le dicono niente. Non hanno il vero gusto dell’amore. 

Georg Karnowski

Georg è figlio di David, ma è molto diverso da lui. Sente il peso di un padre rigido e di una madre semplice e troppo attaccata ai figli. Non c’è dialogo tra padre e figlio, che sembrano parlare due lingue diverse. La sua educazione gli sta stretta, non sopporta le lezioni di ebraico, a cui non è minimamente interessato. Lo interessa la filosofia, inizialmente, ma poi, dopo aver conosciuto il dottor Landau e la figlia Elsa e aver visto la loro grande passione e dedizione, si iscrive a medicina. L’attrazione che prova per Elsa potrebbe aver i qualche modo influenzato la sua scelta, ma, pur se con qualche dubbio, medicina si dimostra la scelta giusta.

Diventa medico e parte per il fronte durante la prima guerra mondiale. Al suo ritorno, molte cose sono cambiate, a cominciare dall’impegno politico di Elsa, che allontana i due. Quando Georg sposa una donna non ebrea, una gentile, Georg e il padre, i cui rapporti erano già ridotti al minimo, smettono di vedersi e sentirsi. Anche dopo la nascita del piccolo Jegor. 

E in tutto questo si sta insinuando il seme della seconda guerra mondiale, con le teorie antisemite che stavano per cambiare tutto per la famiglia Karnowski. 

Nelle strade i giovinastri aggredivano persone perbene, non imbroglioni né profittatori, cittadini seri e onesti, li insultavano e addirittura li picchiavano, e la polizia lasciava fare

Jegor Karnowski

 Jegor è un ragazzo combattuto, diviso tra il suo essere ebreo (che detesta con tutte le sue forze) e il suo essere Gentile, riconoscimento che brama più di ogni altra cosa al mondo. Ma i suoi occhi azzurri non bastano, perché i capelli neri, il naso e soprattutto il cognome indicano la sua provenienza. Detesta il padre per essere ebreo e detesta la madre per aver sposato un ebreo. Venera lo zio, fratello della madre di orientamento nazista e lo erge a suo modello. 

Provava un grande sconforto, come se fosse affetto da una deformità vergognosa. Con l’umiliazione montava in lui la collera contro il padre, causa di tutte le sue sofferenze.

Diventa perciò un sostenitore del nazismo e quando la famiglia è costretta a emigrare, il suo odio e il suo rancore raggiungono livelli ingestibili e Jegor verrà trascinato in un vortice di azioni dissennate e decisioni scellerate. 

Il finale vi sorprenderà. 

L’autore

Singer guarda tutto dall’alto e ci porta con passo sicuro e sguardo imperturbabile verso il baratro dell’animo umano. Odio, antisemitismo, discriminazioni, lotte, orgoglio, amori e dolori si fondono in un romanzo che è un piccolo capolavoro da non perdere. 

Se siete amanti delle saghe famigliari, leggete la mia recensione de I leoni di Sicilia qui.  

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