Un must tra i romanzi distopici: Il Mondo Nuovo
Questo libro e il suo autore sono stati per me una scoperta. Confesso che, pur amando molto i romanzi distopici, non avevo mai letto prima qualcosa di Aldous Huxley, e ora dovrò recuperare il tempo perduto.
Il mondo nuovo (Brave New World) appartiene alla tradizione del romanzo distopico novecentesco, conosciuto ai più soprattutto attraverso il 1984 di George Orwell (di cui trovate una buona recensione di Erigibbi qui). Tuttavia, questo non è uno dei tanti romanzi distopici. È la critica aspra e pungente dell’autore alla società consumista e votata al materialismo di cui già allora (siamo nel 1932) si vedevano gli effetti. Infatti, è considerato “la più potente denuncia della visione scientifica del mondo mai scritta”. È una profezia di quanto sta accadendo sotto i nostri occhi proprio oggi. Ed è la tremenda visione di un futuro nel quale gli esseri umani sono privati della libertà e di ogni libero arbitrio, e la loro vita è decisa da una catena di montaggio.
La differenza con la maggior parte degli altri romanzi distopici è che qui non c’è violenza, né imposizione con la forza, come invece accade, per esempio, in 1984.
Non solo distopia
Il romanzo è ambientato nell’anno Ford 632, che corrisponde grosso modo all’anno 2540 del nostro sistema di datazione. Siamo in una società governata da uno Stato mondiale nella quale Henry Ford è il nuovo Dio. Il fattore più importante in questa società, come si capisce già dal primo capitolo, è la stabilità: i cittadini devono essere sani e felici, in modo da garantire la stabilità allo stato.
Diversamente da quanto accade in altri romanzi distopici, Huxley non utilizza l’espediente letterario di un viaggio nel tempo o nello spazio ad opera di un viaggiatore che poi racconta la sua storia. Al contrario, il lettore viene catapultato direttamente nel nuovo mondo, senza che Huxley dia spiegazioni al lettore su dove e quando questi fatti accadano.
All’inizio del libro, ci troviamo in “un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani”, che scopriamo chiamarsi “Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale”. L’edificio viene descritto dettagliatamente e scopriamo che si tratta del luogo dove vengono messi in atto i principali meccanismi di controllo sociale: il processo di fertilizzazione e incubazione dei futuri esseri umani e il processo di condizionamento, anche attraverso l’ipnopedia. Veniamo accompagnati all’ interno delle varie sale dell’edificio insieme a un gruppo di studenti in un tour guidato, dove riceviamo spiegazioni dettagliate di come avviene il processo di fertilizzazione e incubazione, e anche di come avviene il condizionamento. Sì, perché gli esseri umani vengono condizionati nel modo che più è conveniente alla stabilità dello stato.
Condizionamento e manipolazione del cervello
Le tecniche di manipolazione del cervello e di condizionamento sono così sofisticate che le persone sono portate ad amare la loro vita e tutto quello che hanno e fanno. Ognuno è condizionato ad essere felice esattamente della condizione in cui è. La stabilità sembra essere l’obiettivo più importante, tutti hanno un lavoro ci sono divertimenti e svaghi alla portata di tutti. Stare soli non è previsto, e per tutte le situazioni spiacevoli ecco pronta una bella dose di soma, droga di stato che aiuta a non provare dolore o infelicità.
Piano piano, entriamo in questa società votata al consumismo e all’edonismo, una società che ha eliminato il dolore e la sofferenza, una società basata sulla manipolazione genetica e nella quale tutti gli esseri umani nascono in provetta in una catena di montaggio. Scopriamo personaggi come Mustapha Mond, uno dei dieci Governatori del mondo, Lenina Crowne, Bernard Marx che ci fanno vedere la società da diverse prospettive.
Una società perfetta?
Con il suo tono satirico e la sua ironia, Huxley ci descrive una società apparentemente perfetta. Ma forse non è proprio così. Con Bernard Marx scopriamo il primo personaggio a non essere veramente felice; al contrario, è malinconico, si sente inferiore, prova risentimento. Tuttavia, in lui non c’è nessuna vera ribellione, nessuna protesta. Pertanto la stabilità dello stato è salva. Almeno fino all’arrivo di John, il Selvaggio, che rappresenta il vero contrasto con la società del mondo nuovo, soprattutto a causa del fatto che non è stato condizionato.
John non ha l’apparenza di un vero selvaggio, non assomiglia agli altri che vivono nella riserva, è bianco di carnagione, con gli occhi azzurri e molto più civilizzato di loro. Ama Shakespeare e vive nella riserva da emarginato. Quando arriva nel Mondo Nuovo, di cui la madre gli ha tessuto così tante lodi, rimane deluso. Vorrebbe cambiare le cose, ma anche lui sarà un ribelle solo a metà in questo mondo di agio e benessere, dove tutti stanno bene e sono felici, non invecchiano e non si lamentano.
Il dialogo tra Mustapha Mond e il Selvaggio che precede la scena finale del romanzo è una delle parti meglio scritte e più coinvolgenti di tutto il romanzo. Solo quella varrebbe l’acquisto del libro.
La lingua
La straordinaria abilità di Huxley sta non solo nella capacità profetica di prevedere gli effetti della scienza e della tecnologia, ma anche e soprattutto nell’uso della lingua, elemento chiave per comprendere il messaggio che l’autore ha voluto darci. Huxley ha scelto un linguaggio denso di ironia e acuto umorismo, satirico e diretto, fatto di giochi di parole e neologismi che a volte spiazzano il lettore. Sceglie anche di dare nuovi significati a parole note e questo stupisce e diverte. Huxley è un maestro nello sfruttare la curiosità che ha abilmente stimolato nel lettore per dare maggior effetto alla sua critica. Certo, alcuni aspetti avrebbero potuto essere approfonditi di più e a John Huxley avrebbe potuto dare una terza scelta (come lui stesso ammette in Brave New World Revisited). Ciononostante, questo romanzo rimane un capolavoro della letteratura distopica e non solo.
Leggere in lingua originale
Consiglio, per chi lo può fare, la lettura in lingua originale, che permette di godere appieno dell’acume e dell’ironia di Huxley, e del suo talento letterario. Gli slogan ipnopedici sono sapientemente costruiti in rima, cosa che si perde nella traduzione in italiano, i giochi di parole sono spesso difficilmente traducibili. La lettura in lingua originale rende l’esperienza unica.
Per chi non possa leggere il libro in inglese, consiglio comunque di leggerlo, perché ritengo sia un must della letteratura mondiale. Ritengo, inoltre, che dovrebbe anche essere fatto leggere ai ragazzi a scuola, per una maggiore consapevolezza e apertura.

Titolo: Il Mondo Nuovo. Ritorno al Mondo Nuovo.
Autore: Aldous Huxley
Traduzione: Lorenzo Gigli per Il Mondo Nuovo e Luciano Bianciardi per Ritorno al Mondo Nuovo
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 344
Ciao carissima Lara, leggo i tuoi post interessanti e condivido la tua analisi su “l’obbligatorio” libro di Aldous Huxley “Il mondo nuovo”. Per me è stata una scoperta incredibile questo autore che nel 1932 profetizza una società del beneavere, che anestetizza le coscienze con il piacere facile, il godimento dei sensi e il divertimento come prassi del vivere. Una vita condizionata a tal punto che le emozioni e i sentimenti quasi non affiorano più, in nome di una felicità apparecchiata e comoda. Una dittatura che non si vede, che vende libertà fittizia, che si traveste da bene e quindi, di fatto, che rappresenta il male più subdolo ed infido perché ci disumanizza e ci aliena da noi stessi, ovvero dal sublime e drammatico compito di esseri umani (e perciò divini).
Questo libro dovrebbe essere un monito per noi tutti, affinché nelle nostre vite non accada questa tragica tendenza a scivolare nell’indifferente edonistica sopravvivenza fatta di consumo, di godimento egocentrato, di utilitaristica spinta a fare, esperire senza alcun valore o autentico sentimento di Bellezza che ci irrori dentro, che ci faccia commuovere e sentire di essere figli di un mistero che non si può ridurre ad un gretto materialismo.
Grazie ancora cara Lara per questa tua rubrica.
Grazie Diego per il tuo commento. Hai centrato perfettamente il punto. Huxley è stato un incredibile profeta (ahinoi), descrivendo una società edonistica votata al consumismo e al piacere, ma noi possiamo far virare questa nave, ritornando a dare importanza alle cose vere, belle e sincere. Alle amicizie con la A maiuscola, alle emozioni vere e semplici, alla natura. Senza bisogno di tanti artefici, ma ritrovando invece l’essenziale.